Assumersi le proprie responsabilità, una bella frase, delle belle parole, ma quando siamo realmente in grado di farlo?
Vi rispondiamo senza grosso timore di smentita: accade davvero molto raramente.
Non lo diciamo per sentito dire, non emettiamo questa sentenza perché convinti da qualche guru o da qualche corso di coaching ma perché lo abbiamo provato sulla nostra pelle. Ci siamo cascati, non abbiamo visto il tranello nascosto in questo delicato passaggio e le conseguenze son state esiziali per il nostro percorso.
Restiamo nel seminato, parliamo di sport e di giovani, due temi che si intersecano, due ambiti che rappresentano le fondamenta di Extra Pass.
L’attività sportiva è costellata di insuccessi e delusioni e se qualche giovanissimo dovesse leggere questo pezzo vogliamo essere il più onesti possibili, queste supereranno di gran lunga i successi, non vi è dubbio alcuno.
Abbiamo sempre guardato con ammirazione e diffidenza gli sport individuali, ci siamo forse sempre sentiti inadeguati per queste discipline costellate di ore ed ore di allenamenti estenuanti in cui l’avversario più ostico siamo noi stessi, in cui gioie e dolori difficilmente si condividono con il vicino di spogliatoio ed in cui si vince o si perde per micro dettagli.
Tuttavia, a ben vedere, gli sport di squadra non sono poi una realtà così distante. La crescita collettiva dipende in maniera inderogabile dal miglioramento del singolo, i dettagli fanno la differenza tra vittoria e sconfitta e spesso, nonostante i compagni, ci ritroviamo soli con i nostri errori e le nostre insicurezze.
Vi è però una differenza innegabile che rende lo sport di squadra un terreno più confortevole per l’atleta, un ambiente in cui scelte e azioni sono spesso condivise e dove il tema della responsabilità individuale spesso si perde in una nebulosa di fattori e condizionamenti: la presenza degli altri.
L’alibi è una forma molto diffusa per scaricare le proprie responsabilità e risulta evidente come in uno sport collettivo questo meccanismo sia altamente agevolato essendo molteplici i protagonisti del momento sportivo. I compagni, l’allenatore, il dirigente, la mamma, la nonna, lo zio e chi più ne ha più ne metta.
Noi stessi per lunghi anni abbiamo commesso questo peccato. La scarsa performance o l’errore era spesso colpa di altri o per lo meno un concorso di colpa. Innumerevoli sono gli esempi di atleti che rispondono alle correzioni di un allenatore cominciando dal celebre: “Sì, ma..”.
È sufficiente ascoltare qualche conferenza di Julio Velasco per comprendere come questa pratica sia pane quotidiano per l’atleta ed in particolare per l’atleta che fa parte di un gruppo squadra. Non vogliamo essere profeti o avere la pretesa di annunciare un concetto innovativo, ma l’assunzione di responsabilità vuole essere un momento fondante di Extra Pass.
Qualsiasi atleta che manifesti la volontà di seguire questo percorso deve necessariamente levare i panni sporchi e diventare assoluto protagonista del suo cammino sportivo. Deve imparare a confrontarsi con successi ed insuccessi come unico responsabile senza disperdere energie guardandosi attorno in cerca di complici. Questo non vuole in alcun modo minare alla condivisione, per noi sacra ed inviolabile, di una squadra e non mira a creare individui sconnessi devoti alla cura del proprio ego. L’obiettivo è quello di supportare atleti responsabili in grado di pesare prima i propri errori. Questo porterà inevitabilmente alla coltivazione della consapevolezza di limiti e aspetti da correggere e costruirà un’autostrada verso una crescita individuale e collettiva.